Tecnologia made in Germany per i biocombustibili ucraini

avangardSi sa, il business è business. E a questo deve aver pensato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, più che al rispetto dei diritti civili in Ucraina e all’ex premier, Julia Timoshenko, che resta in carcere. Ricorderete che partì proprio da Merkel l’idea di boicottare l’Ucraina ai recenti campionati europei di calcio (tenutisi proprio in Polonia e Ucraina). Dicevamo, il business è business e così la Germania, messi da parte gli scrupoli estivi, intende aiutare l’Ucraina a stabilire la propria produzione di biocombustibili nel 2013. È quanto rende noto il ministero ucraino per le Politiche agricole e l’alimentazione (minagro.gov.ua), diffondendo una dichiarazione di Juergen Keinhorst, rappresentante del ministero federale tedesco per l’Ambiente intervenuto a un recente meeting economico ucraino-tedesco. Secondo Keinhorst, la Repubblica federale tedesca è pronta a investire in progetti piloti nel settore in Ucraina.

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La locomotiva tedesca avanza grazie alla bioeconomia

Il 13% di tutti i dipendenti e quasi l’8% del Pil in Germania sono direttamente connessi  alla bioeconomia. A renderlo noto è  il Von Thünen-Institut, l’Istituto di ricerca per lo Sviluppo rurale, forestale e della pesca, che fa capo al ministero federale tedesco dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Protezione dei consumatori (BMELV è l’acronimo). I dati prendono in considerazione non solo lo sviluppo rurale, le foreste e la pesca, ma anche l’industria alimentare, del legno, della carta, del cuoio e tessile, così come parti dell’industria chimica e farmaceutica e dell’industria energetica. Tutti i settori, quindi, che compongono la bio-based economy.

“La nostra visione di sviluppo – fa sapere Robert Kloos, sottosegretario al BMELV – si basa su un’economia sostenibile derivante dal ciclo naturale. La molteplice offerta della bioeconomia può consentire di alimentare il mondo in modo sufficiente e sano e porre le fondamenta per la fornitura di nuovi prodotti di alta qualità e materie prime rinnovabili”.

L’indagine svolta dall’Istituto Von-Thünen è funzionale alla stesura di un documento di strategia che sarà inserito nella strategia nazionale tedesca “Bioeconomia 2030”, il piano politico federale presentato nel 2010 che traccia la strada verso una società e una economia bio-based in Germania.  Sì, perché in Germania la bioeconomia è da tempo al centro dell’attenzione del Governo federale e dei governi regionali, con una strategia a lungo termine che coinvolge le imprese, le università, i centri di ricerca e i numerosi cluster che sono stati costituiti nell’ultimo decennio. A confermarlo è il sottosegretario Kloos, secondo cui “la bioeconomia dà un contributo significativo per rispondere alle grandi sfide del nostro tempo: oltre alla sicurezza alimentare globale, pensiamo alla ricerca di alternative alla crescente scarsità di materie prime fossili e fonti di energia”.

“Il passaggio a fonti rinnovabili di energia e materie prime – aggiunge Kloos – è una soluzione a lungo termine senza alternative. Detersivi o giocattoli per bambini derivati dal petrolio non possono essere più la regola. Quando è tecnicamente fattibile, sostenibile ed economicamente redditizio, dobbiamo sostituire tutti i prodotti a base fossile con prodotti a base biologica. Così si riducono le emissioni di CO2 nocive e ci rendiamo economicamente indipendenti “.

Il BMELV ha già avviato in questo quadro nuove politiche e programmi di finanziamento per sostenere la ricerca su tecnologie innovative applicabili per il riutilizzo dei rifiuti e degli scarti agricoli. “La produzione di cibo è sempre la nostra priorità – sostiene Kloos – ed è per questo che vogliamo sfruttare in modo migliore i terreni, i rifiuti e tutto quanto può creare sinergie”.

Grazie alle alternative biologiche alle materie prime fossili, ci sono nuove prospettive e opportunità non solo per l’ambiente ma anche per lo sviluppo economico della Germania. Questo a Berlino sembra essere un concetto molto chiaro. Così come che per promuovere questo cambiamento serve anche una campagna informativa nei confronti dei consumatori: il BMELV da tempo ha avviato un programma di comunicazione con lo slogan “I nuovi prodotti: fatti dalla natura”. E sul sito del ministero è già possibile verificare per quali prodotti fossili esiste un’alternativa rinnovabile e sostenibile e quale è la fase di sviluppo delle alternative non ancora presenti sul mercato.

Marta Daria