Nasce il gruppo europeo dei leader dei carburanti sostenibili

canna da zucchero

Gli amministratori delegati di sette grandi aziende, tra produttori europei di biocarburanti e linee aeree, hanno lanciato oggi a Bruxelles una nuova iniziativa industriale per accelerare lo sviluppo in Europa dei biocarburanti sostenibili.

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Tecnologia made in Germany per i biocombustibili ucraini

avangardSi sa, il business è business. E a questo deve aver pensato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, più che al rispetto dei diritti civili in Ucraina e all’ex premier, Julia Timoshenko, che resta in carcere. Ricorderete che partì proprio da Merkel l’idea di boicottare l’Ucraina ai recenti campionati europei di calcio (tenutisi proprio in Polonia e Ucraina). Dicevamo, il business è business e così la Germania, messi da parte gli scrupoli estivi, intende aiutare l’Ucraina a stabilire la propria produzione di biocombustibili nel 2013. È quanto rende noto il ministero ucraino per le Politiche agricole e l’alimentazione (minagro.gov.ua), diffondendo una dichiarazione di Juergen Keinhorst, rappresentante del ministero federale tedesco per l’Ambiente intervenuto a un recente meeting economico ucraino-tedesco. Secondo Keinhorst, la Repubblica federale tedesca è pronta a investire in progetti piloti nel settore in Ucraina.

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Taiwan vicina alla produzione di biocarburanti a base di alghe

Taiwan è vicina alla produzione di biocarburanti a base di alghe. A renderlo noto è il Ministero degli Affari economici (MOEA) del paese asiatico, che ha pubblicato i risultati ottenuti da uno studio congiunto  condotto dall’Istituto di Ricerca tecnologica e industriale e dall’Istituto di ricerca nel settore della pesca.  Il nuovo combustibile derivato dalle alghe sarebbe non solo ecosostenibile ma anche vantaggioso dal punto di vista economico.

“Le microalghe – si legge in una nota ministeriale – hanno vantaggi molteplici: crescono velocemente, sequestrano  il carbonio e hanno un alto contenuto di lipidi”.

Taiwan ospiterebbe “ l’ambiente naturale perfetto per lo sviluppo di questa fonte di energia, che non va a competere con le risorse del territorio per la produzione agricola”, sottolinea un portavoce del MOEA.

Le prime stime fornite dallo studio taiwanese indicano la produzione iniziale di questo combustibile alternativo in 15mila litri all’anno, grazie a cui si assorbirebbero 100 tonnellate di anidride carbonica.

“Questo risultato è un punto di riferimento importante e un buon ritorno per gli investimenti  governativi sostenuti negli ultimi sei anni per il programma di Ricerca e Sviluppo di nuove bioenergie dalle alghe”, sottolinea ancora il portavoce del MOEA.

Per sostenere questo progetto di bioenergie dalle alghe,  l’Istituto di Ricerca tecnologica e industriale di Taiwan ha stipulato di recente un protocollo d’intesa con il Dipartimento Usa dell’Energia per i biocarburanti e i bioprodotti avanzati.

L’ennesima testimonianza che la ricerca di nuove energie da fonti rinnovabili investe sempre di più tutti i paesi del mondo, ma soprattutto che la partnership è la chiave di volta per aprire nuove opportunità e fare passi avanti concreti.

L’impiego delle alghe per la produzione di nuove energie è sempre più al centro dell’attenzione dei governi, perché contribuisce a superare il tema dell’impiego di colture alimentari. Gli ecosistemi marini rappresentano il 50% della biomassa globale e sono relativamente poco sfruttati. Inoltre la alghe sono in grado di produrre più biomassa per metro quadrato rispetto a quanto riescano a fare piante a rapida crescita, come ad esempio la canna da zucchero.

Gilda Giovanni

Il Congresso Usa contro Obama e il piano sui biocarburanti

A rischio il piano biofuels del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Secondo voci che provengono da oltre Atlantico, il congresso potrebbe interrompere gli ambiziosi programmi sui biocarburanti della Difesa americana, quando a breve assumerà il National Defence Authorization Act. Il motivo? Gli alti costi dei carburanti di derivazione biologica rispetto ai carburanti di origine fossile. Ma i più maligni pensano si tratti di un ennesimo tentativo di  sgambetto al presidente Obama, appena rieletto. Comunque sia, si tratterebbe di un colpo pesante per la strategia americana a lungo termine per la sicurezza energetica. Ma non solo: i produttori di biocarburanti perderebbero uno dei maggiori e più promettenti clienti.

Il Dipartimento della Difesa è infatti uno degli attori chiavi nella bioeconomia a stelle e strisce, non solo in qualità di cliente tenace e aggressivo ma anche perché svolge un’attività importante di ricerca e sviluppo sui biocarburanti di terza generazione, quelli che derivano dalle alghe.

Già la scorsa primavera, i leader repubblicani al Congresso avevano tentato di impedire ai militari di acquistare i biocarburanti in quanto più costosi rispetto ai combustibili fossili, e si erano anche opposti alla costruzione di bioraffinerie della Difesa sul suolo americano. La risposta di Obama era stata ferma: 62 milioni di dollari messi subito a disposizione per l’acquisto di biocarburante militare, operazione compiuta nel quadro del Defence Production Act degli anni cinquanta, e 420 milioni per una partnership pubblico-privato sui biocombustibili per la costruzione di bioraffinerie.

Solo grazie a questo intervento la Marina militare ha potuto mantenere la propria collaborazione con la società Biodico per la ricerca e sviluppo di biocarburante. Di recente, la Biodico ha firmato un accordo con la Marina per la costruzione di una bioraffineria nuova di zecca. La Marina mette a disposizione una sua base e in cambio ottiene dalla Biodico la fornitura di biocarburante a prezzi competitivi.

Ma anche l’Aeronautica, l’Esercito e la Guardia costiera statunitensi sono coinvolti nel programma sui biocarburanti.

In un Rapporto pubblicato nei mesi scorsi, il Dipartimento della Difesa ha stimato che la sola iniziativa sul biocarburante militare potrebbe generare un volume d’affari di circa 20 miliardi di dollari entro il 2020, creando fino a 17mila nuovi posti di lavoro.

La relazione rileva inoltre che i benefici di una bioeconomia in crescita sono distribuiti su una vasta area degli Stati Uniti, andandosi a integrare con le iniziative rurali dell’Amministrazione Obama per lo sviluppo economico. Il piano di sviluppo economico rurale ha preso il via nel 2011 con un memorandum d’intesa tra il Dipartimento della Marina, quello dell’Energia e quello dell’Agricoltura, che presentava la Marina come un cliente bramoso di biocarburanti.

Gli apparati militari sono il più grande driver dell’industria dei biocarburanti negli Stati Uniti in questo momento. Se il Congresso dovesse davvero bloccare i programmi della Difesa – dicono gli addetti ai lavori – la mazzata per l’industria biofuels made in America sarebbe davvero pesantissima.”

Felice Amori