Italian Minister for the Environment, Andrea Orlando: Pushing the Green and Bioeconomy to Come Out from the Crisis

The main entrance of Ecomondo in Rimini
The main entrance of Ecomondo in Rimini

It´s bioeconomy time. Ecomondo 2013, the International exhibition dedicated to green economy which takes place in Rimini, Italy, from 6 to 9 November, dedicates big part of its busy program of scientific seminars to the bio-based economy and innovation and sustainability of the chemical industry, offering industry and trade visitors, thanks also to the expo showcase in the halls, the opportunity of combining new knowledge and contacts made with the most innovative Italian and European business, academic and institutional experiences.

Continue reading

Foresight and UK Green Investment Bank complete £20 million Northern Ireland investment

Derry/Londonderry
Derry/Londonderry

Foresight Group – a leading, independent alternative asset manager with current assets of over £650 million – and the UK Green Investment Bank – the bank created in 2012 to accelerate the UK’s transition to a  green economy and to create an enduring Institution, operating independently of Government –  have invested £20 million into the construction of the Evermore Renewable Energy (15.8MWe) wood fuelled combined heat and power (CHP) station to be built in Derry/Londonderry, in Northern Ireland. The Foresight managed fund, UK Waste Resources & Energy Fund (Ukwrei), in which the Green Investment Bank is the cornerstone investor, has made the investment, which is the first GIB funded project in Northern Ireland.

Continue reading

Novamont has unveiled the first product made from 4th generation Mater-Bi®

Novamont's Headquarter in Novara (Italy)
Novamont’s Headquarter in Novara (Italy)

Novamont, the Italian leading company in the development and production of materials and biochemicals, with a turnover of 135 million euros in 2012, has unveiled the first product made from 4th generation Mater-Bi®, the family of biodegradable and compostable bioplastics designed to go beyond the product itself and become an opportunity to develop circular bioeconomies. It also aims to stimulate reindustrialisation through the development of integrated Biorefineries. It’s what was announced by the company in a statement.

Continue reading

Exclusive interview with Catia Bastioli, Ceo of Novamont: “The Bioeconomy needs to start from local areas”

catia bastioli novamont“The Bioeconomy needs to start from local areas and act in synergy with ecosystems and biodiversity. In this respect the Italian case is a cutting edge demonstrative example ”. To say it is Catia Bastioli, Ceo of Novamont, the company of Novara, in Italy, world leader in the field of biodegradable products, thanks to the use of plant materials and renewable energy sources with low environmental impact. In this long exclusive interview, the entrepreneur of Umbrian origin, who, among other things, awarded the “2007 European Inventor of the year Award” for her patents for Mater-Bi the bioplastics commercialized by Novamont, talks about bioeconomy and green economy, the emerging cluster of green chemistry, but above all she gives us a vision and a strategy. “We need – tells us Bastioli – to encourage the creation of a bioeconomy not based on subsidies but based on cutting edge applications which respect stringent standards and which can contribute to lower pressure on the planet limited resources”.

Interview by Mario Bonaccorso

Continue reading

A Dublino si discute il futuro della Bioeconomia in Europa

parlamento irlandeseÈ tutto pronto a Dublino per il via alla Conferenza degli stakeholders europei della bioeconomia (Bioeconomy in the EU: achievements and directions for the future – potete seguirla in diretta su Twitter @bioeconomista). Nella splendida cornice offerta dal castello che domina la capitale d’Irlanda, Istituzioni, imprese e centri di ricerca provenienti da ogni angolo del Vecchio Continente si confronteranno giovedì 14 e venerdì 15 febbraio sui prossimi passi da realizzare per mettere in atto la strategia per la bioeconomia lanciata lo scorso anno dalla Commissione europea.

Proprio a Dublino si festeggerà il primo anniversario della strategia, di cui principale protagonista è la commissaria alla Ricerca, Innovazione e Scienza,  Máire Geoghegan-Quinn, chiamata a fare da padrona di casa in coincidenza con la Presidenza irlandese dell’Unione europea.

Continue reading

Green o Bio, benvenuti nella nuova economia

Bioeconomy, Green Economy. Che sia Bio o che sia Green, l’economia di questo nuovo millennio non potrà più essere come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi: dovrà utilizzare le risorse biologiche e le energie pulite per essere sostenibile. Potremmo forse solo dire Economia, nella consapevolezza che dalla strada intrapresa non si può tornare indietro. Fra qualche decennio – ci auguriamo – non ci sarà più bisogno di aggettivi. In questo senso gli Stati Generali della Green Economy che si sono tenuti a Rimini dal 7 all’8 novembre sono una buona notizia anche per la Bioeconomy, perché non solo si sono occupati delle energie da biomasse ma soprattutto hanno tracciato una direzione condivisa verso una società post-petrolifera. La presenza del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, danno un segnale importante che almeno a Palazzo Chigi in questo momento ci sono gli interlocutori giusti. Certo non è ancora sufficiente.

La bioeconomia non è solo una questione industriale o finanziaria, ma è anche e probabilmente in modo rilevante una questione culturale: riguarda la nostra vita di tutti i giorni, le nostre abitudini consumistiche.

Allora è un bene che come proposto a Rimini si cominci a ragionare su una pedonalizzazione di tutti i centri urbani, che si avviino o si consolidino tutte le iniziative di bike-sharing, car-sharing e car-pooling. Che si sostenga una politica di lotta allo spreco e di riutilizzo dei rifiuti. La mobilità sostenibile e la gestione dei rifiuti fanno parte integrante anche della bioeconomia, intesa come movimento culturale.

E molte delle 70 proposte, estratte dai documenti elaborati dagli 8 gruppi di lavoro tematici, che sono state oggetto di dibattito e di confronto con gli interlocutori intervenuti agli Stati generali della Green Economy sono applicabili integralmente alla bioeconomia.

Vediamole nel dettaglio: misure generali per una green economy (tra cui l’obiettivo di migliorare e rafforzare la comunicazione agli investitori e ai mercati sui vantaggi della green economy, valorizzare il potenziale green delle imprese italiane, rafforzare un uso mirato degli strumenti economici, promuovere e sostenere iniziative green oriented nell’ambito del venture capital e del private equity); sviluppo dell’ecoinnovazione, sviluppo dell’ecoefficienza, del riciclo e della rinnovabilità dei materiali, sviluppo dell’efficienza e del risparmio energetico; sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, tutela e valorizzazione dei servizi degli ecosistemi, sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica e sviluppo di una mobilità sostenibile.

Adesso attendiamo che queste proposte siano tradotte in provvedimenti concreti e che accanto al Piano nazionale per la Green Economy annunciato dal ministro Clini a Rimini ci sia anche un Piano per la Bioeconomy. D’altronde che sia Bio o che sia Green stiamo sempre parlando dell’Economia del Terzo millennio.

MB

 

 

La bioeconomia italiana c’è e aspetta un segnale dal governo

La bioeconomia italiana c’è, ha tratti di eccellenza ed è sparsa su tutto il territorio nazionale. Attende che anche il governo nazionale e le Regioni giochino la propria parte, fornendo in primo luogo un quadro legislativo coerente e stabile, finanziando la ricerca e sostenendo la domanda di prodotti innovativi. È questo il messaggio che arriva da Milano, dove il 23 e 24 ottobre si è tenuta la seconda edizione del Forum italiano per le biotecnologie industriali e la bioeconomia, organizzato da Assobiotec, Innovhub-SSI e il Consorzio italiano per la biocatalisi.

Abbiano il nome di grandi gruppi  industriali come Eni, Novamont e Mossi & Ghisolfi, o delle più importanti università e centri di ricerca, gli attori italiani della bioeconomia concordano sulla grande opportunità che questa nuova economia basata sull’utilizzo delle risorse biologiche può offrire all’Italia per coniugare crescita economica, sviluppo sostenibile e creazione di nuovi posti di lavoro.

“La chimica italiana non ha nulla da invidiare agli altri paesi – sostiene Guido Ghisolfi, presidente della Chemtex Italia, una società del gruppo piemontese Mossi & Ghisolfi – siamo secondi solo alla Germania in Europa. Ma oggi grazie alla bioeconomia quelli che sono stati storicamente dei punti di debolezza dell’Italia nel settore chimico possono trasformarsi in fattori di forza. Un esempio? La chimica italiana è stata sempre accusata di essere troppo sparsa sul territorio, adesso, con l’esigenza di creare bioraffinerie diffuse per soddisfare la domanda energetica locale, questo può trasformarsi in un fattore critico di successo”.

Intanto, a Crescentino, in Piemonte, il Gruppo M&G ha da poco avviato l’attività della propria bioraffineria per biocarburanti di seconda generazione. Si raffina la zucchero per fare biocarburanti a costi più bassi di quanto costa sul mercato brasiliano. “Abbiamo venduto la nostra tecnologia (Proesa, ndr) che serve a questo processo anche ai brasiliani. Considerato che il Brasile è il primo produttore mondiale di canna da zucchero, è un po’ come vendere il ghiaccio agli eschimesi”, dice Ghisolfi.

Bioeconomia significa anche riconversione di impianti industriali dismessi, con ricadute significative in campo occupazionale. In questo senso, Novamont, la società novarese guidata da Catia Bastioli, sta svolgendo un ruolo di primissimo piano in Italia. A Porto Torres, insieme a Versalis, ha avviato sul terreno di una ex raffineria dell’Eni una bioraffineria per la produzione di bioplastiche. A Terni, ha rilevato uno stabilimento dismesso di Lyondell-Basell per la produzione di bioplastiche e biolubrificanti. A San Marco Evangelista, in provincia di Caserta, ha rilevato uno stabilimento di Sigma Tau per farne un centro di ricerca biotecnologica. Altri impianti sono presenti nel Veneto e nel Lazio.

“L’Italia – ne è fortemente convinta Catia Bastioli – può vincere questa nuova sfida della bioeconomia. Abbiamo capacità e competenze di primissimo livello, che ci devono spingere a dare piena attuazione agli obiettivi fissati con la Strategia europea per la bioeconomia, lanciata lo scorso febbraio dalla Commissione europea”.

Abbiamo competenze di primissimo livello e diffuse. A Milano sono stati presentati una settantina di progetti di ricerca sul biotech con potenzialità di applicazione per la bioeconomia. È il caso della Protein Factory, che ha illustrato come piante di erba medica hi-tech proteggeranno come  le colture biologiche dall’invasione degli erbicidi delle coltivazioni vicine e permetteranno di bonificare i terreni agricoli dall’accumulo di queste sostanze.    A sviluppare la super erba medica sono stati i ricercatori del centro di ricerca, una vera e propria ”fabbrica delle proteine”, nato dalla collaborazione tra università dell’Insubria di Varese, Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e Politecnico di Milano. L’erba medica hi-tech non solo è resistente al più diffuso degli erbicidi, il glifosate, ma è addirittura capace di degradarlo, ripulendo così i terreni agricoli. Il segreto sta in un enzima “mangia-erbicidi”, chiamato glicina ossidasi, che gli stessi ricercatori della ”fabbrica delle proteine” hanno sviluppato in laboratorio a partire da un enzima del batterio Bacillus subtilis.

I primi test condotti in laboratorio sono stati positivi. ”Abbiamo verificato che la pianta resiste perfettamente all’erbicida e nel giro di un paio di mesi è in grado di eliminarne ogni traccia”, spiega Loredano Pollegioni, direttore del Centro e docente di biochimica all’Università dell’Insubria. ”Al momento non è possibile fare esperimenti sul campo – aggiunge – ma pensiamo che in futuro la pianta potrà essere usata sia per bonificare i terreni dall’accumulo di glifosate, sia per creare un argine intorno alle coltivazioni bio in modo che non vengano contaminate dagli erbicidi dei vicini”.

E ancora: la Promis biotech, uno spin-off della Facoltà di Agraria dell’Università di Foggia, ha presentato un progetto basato su batteri, lieviti e muffe ‘Doc’ per migliorare la produzione di alimenti fermentati tipici della gastronomia italiana e fortemente legati al territorio, come vino, aceto, pane e formaggio.

Dall’agro-alimentare, alla chimica-farmaceutica, al comparto energetico e a quello ambientale. Le applicazioni biotecnologiche per sviluppare la bioeconomia italiana, mostrate a Milano, sono diverse e di altissimo livello.

Manca una strategia nazionale che la sostenga, è il grido di allarme che arriva da Milano. Se la Commissaria europea alla Ricerca, Innovazione e Scienza, Maire Geoghegan-Quinn, ha inviato un proprio messaggio di sostegno e vicinanza, da Roma, e dai ministeri della Ricerca e dell’Ambiente in particolare, nulla da segnalare.

Mario Bonaccorso